Un autore In via di sviluppo

C’è chi scrive canzoni come diari e chi le costruisce come mappe.

Corallo sceglie la seconda via.

“In via di sviluppo” non ha un punto d’arrivo: è un atlante personale in cui le coordinate sono attriti e passaggi, tra città fumose e intimità, tra impulso e sospensione. La grammatica è quella di un alternative rock anche un poco punk che non teme l’elettronica d’autore, con un buongusto sonoro che guarda al britpop senza indulgere troppo nel vintage. Più Londra che Manchester, per intenderci.

Le scelte sonore sono nette: musica, messaggio e dinamiche da rock vecchia maniera. La voce lavora per utilità e angolazione più che per sfoggio, non ci sono orpelli. L’immaginario visivo nasce insieme alla musica: ci è venuto in mento un pianeta di formati industriali, luci basse, geometrie essenziali. Il risultato è un racconto incoerente e non finito, capace di stare nella contemporaneità senza mimesi.

La biografia creativa di Piergiorgio Corallo include un percorso da autore per The BlackM, Arpioni, Basically Stupid e The Falstaff, esperienza che affila la penna e scolpisce l’ascolto. In parallelo, dal 2023, Corallo guida il Brand New Hera Project, laboratorio dance da nordeuropa che reinterpreta il revival ’90s per contesti pop e mercati globali, strizzando l’occhio al Festivalbar di Salvetti. Non uno scarto dal progetto rock principale, ma un contrappeso: il ritmo qui informa le scelte di là, e viceversa.

Dal vivo, i set in solo o la band (apparsa un poco improvvisata a dire il vero, di sicuro molto punk) non tolgono nulla allo scopo: una dinamica che rispetta la mappa emotiva dei brani. ‘Pandemia’ fa riflettere amaro, ‘Sto perdendo il controllo’ è un calcio in faccia e i demoni sotto il letto li vedi davvero; ‘Non si vede’ ha l’architettura credibile dei grandi pezzi e convince, ‘My guitar in the Orchestra’ proprio no ma è una geniale e furbissima operazione fusion pronta per la radio; ‘Don’t let it go’ e ‘Erase her name’ sono ammiccanti e ipnotiche arie british anni 2000, ci lasciano sospesi, agli anni di quando si aspettava Mtv.

Poi Corallo ci prende in giro con un poco di ska e di pacifico reggae, ci propone una schitarrata Gibson romantica (I was wrong), la cavalcata sonora sembra finita ma qualcosa non torna, qualcosa ci dice di non rilassarci. Infatti dal nulla, a orecchie ormai tranquillizzate, ci vomita un beat techno-drums che fa muovere la testa, ma si burla ancora di noi: mentre balliamo ci accorgiamo che parla della guerra e ci sentiamo dei balenghi.

Masterizzazione e bilanciamenti glue a tratti sono davvero eccessivi, alcuni accostamenti lasciati troppo al naturale, l’altalena sonora è impegnativa ma se l’obiettivo era farci aspettare curiosi la traccia successiva, questo disco ha fatto centro e fa ben sperare.

Buona la prima; aspettiamo il prossimo.

Biografia, press kit e link di ascolto: pagina Rassegna / Press & Links.

Articolo a cura di Linea Urbana Press —Stefania Massa, Giorgia Seppi

Estratto da - https://medium.com/@piergiorgio.corallo/piergiorgio-corallo-come-costruire-un-atlante-personale-030a5a9ec569